martedì 26 aprile 2016

L'olio dei vicini



L'olio tunisino nel mercato Ue: pro e contro 
Aumento dell’import di olio tunisino a dazio zero nell’Ue: contenuti del provvedimento e prospettive

Nelle ultime settimane si è molto discusso dell’approvazione da parte del Parlamento europeo di un piano di emergenza a favore della Repubblica Tunisina, secondo una proposta avanzata a settembre dalla Commissione europea. Il testo prevede l’immissione nel mercato europeo di 35 mila tonnellate l’anno di olio tunisino a dazio zero per il periodo 2016-2017, quantità che andrà ad aggiungersi alle 56 mila tonnellate non tassate annue già contemplate da precedenti accordi commerciali bilaterali.
Queste misure sono state approvate in virtù delle politiche di vicinato, attuate già dalla metà degli anni '90 dall’Unione verso i paesi limitrofi, che condividono i valori comuni della democrazia e del rispetto dei diritti umani, e con l’obbiettivo di accrescere la reciproca collaborazione politico-istituzionale e l'integrazione economica. Con questi accordi di cooperazione l’Europa si impegna a sostenere lo sviluppo tecnico, politico, sociale e finanziario dei paesi vicini. In particolare, la situazione della Tunisia, che ha intrapreso un lungo cammino verso la democrazia dopo la primavera araba del 2010, si presenta ora molto delicata: agli attentati del giugno 2015 nei pressi di Sousse è seguito il crollo del mercato del turismo, che ha portato con sé l’impoverimento della società e la perdita di posti di lavoro, innescando recenti rivolte civili. In questo quadro generale si è ritenuto di non poter ignorare le richieste di aiuto delle istituzioni di Tunisi, agendo da supporto commerciale nel campo dell’esportazione olivicola, che rappresenta il 50% del volume dell’export tunisino.
Daniel Rosario, portavoce per agricoltura e commercio della Commissione europea, in una dichiarazione all’ANSA ha parlato di una "necessità di importare", per consentire agli stock UE di recuperare, visto che il raccolto pur essendo cresciuto rispetto all’anno precedente è stato uno dei più bassi degli ultimi sette. Secondo lo stesso Rosario, inoltre, la quantità importata dalla Tunisia rappresenta una quota esigua inferiore al 4% del consumo annuo dei paesi europei. Riferendosi in particolar modo al mercato dell’olio in Italia, egli sottolinea che "è un mercato in deficit e ha bisogno di importare per coprire i bisogni del suo mercato interno e del suo export".
Secondo i dati emessi dalla Confagricoltura per il 2013, infatti, nella penisola si producono circa 450 mila tonnellate di olio l’anno, a fronte di un consumo e un export che sommandosi raggiungono 900 mila tonnellate. Per soddisfare la richiesta - dunque - si importano notevoli quantità di olio,  il  12% da paesi non comunitari.
Tuttavia, per evitare un eccessiva penalizzazione dei produttori Ue, gli eurodeputati hanno inserito nel testo definitivo alcuni emendamenti che comportano: l’impossibilità di proroga dell'accordo commerciale oltre i due anni, il controllo della provenienza del prodotto per evitare il rischio contraffazioni, e una revisione intermedia in base all’impatto della manovra sul mercato dell’olio nell’Unione. Nel caso dalla revisione a medio termine si evincesse uno squilibrio, la Commissione può esercitare il diritto di imporre misure correttive o sospendere il regime preferenziale con la Tunisia. Si prevede, poi, che l’importazione delle ulteriori 35 mila tonnellate sia consentito solo una volta esaurito il precedente contingente tariffario annuale senza dazio, al fine di evitare un’introduzione massiva.
La Coldiretti, per voce del presidente regionale Umbro Agabiti, mostra però alcune perplessità sugli effetti che la manovra andrà a determinare.  Dato l’aumento del volume di olio non tassato nell’economia Italiana, si avrà una diminuzione del prezzo di vendita all’ingrosso. La diminuzione non si rispecchierà però nel prezzo ultimo di vendita al dettaglio, ma si trasformerà in guadagno per le grandi imprese intermediare di commercializzazione dell’olio, ovvero quelle che operano il passaggio dai frantoi ai supermercati.
Inoltre, prosegue, a tutela del consumatore, l’attenzione deve concentrarsi su un’altra grande tematica: quella della tracciabilità e della garanzia di provenienza.  L’ultima notizia di frode risale proprio ad un mese fa, quando la Guardia di Finanza ha bloccato oltre 2000 tonnellate di olio straniero con marchio made in Italy, smascherando un sistema di contraffazione che, partendo da Puglia e Calabria, andava ad interessare altre regioni fra cui l’Umbria.
È proprio sulla questione della tracciabilità che si focalizza fortemente la Coldiretti, che da tempo chiede più chiarezza delle etichette e auspica per il futuro un maggiore utilizzo dei test del DNA , tecnica già utilizzata e in grado di attestare  le varietà e le zone di provenienza dell’olio.
Giulia Idolatri
(L'articolo è stato pubblicato sabato 23 aprile sul Corriere dell'Umbria - inserto Finestra sull'Europa).


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