mercoledì 11 febbraio 2015

Triton non può bastare
























Lo scorso novembre, all'interno dell'inserto "Finestra sull'Europa" (Video) in edicola mensilmente sulle pagine del Corriere dell'Umbria, pubblicavamo un articolo su Triton, la nuova operazione di pattugliamento dei confini marittimi allora varata dall'Ue.

Ve lo ripropongo oggi, perché è importante capire ciò che non funziona e che avevamo già evidenziato.

"EMERGENZA SBARCHI: DALL’EUROPA TRITON PER FRONTEGGIARLA"

Il primo novembre è scattata l’operazione Triton (o Frontex Plus): tentativo europeo di risolvere lo spinoso tema dell’emergenza sbarchi, invocato nel semestre di presidenza da un’Italia particolarmente colpita da questo fenomeno.
Con Triton si rafforzerà il pattugliamento dei confini meridionali dell’Unione con mezzi navali e aerei, coordinati dall’Agenzia dell’Unione europea per la gestione delle frontiere – Frontex appunto – in collaborazione con Guardia Costiera, Guardia di Finanza e Marina Militare. Il controllo si svolgerà in acque italiane, nelle zone della Sicilia, Calabria e Lampedusa, accompagnato da un maggior rispetto delle norme comunitarie per le domande di asilo (accresciuta attenzione dei funzionari di terra e delle autorità nazionali per l’accoglienza nello screening dei migranti). Complicato il capitolo risorse: per quelle tecniche – uomini e mezzi – la partecipazione degli Stati sarà volontaria, con la possibilità da parte dei singoli paesi (anche non della UE) di decidere in autonomia se e in che misura rispondere al bando UE. Dopo una risposta tiepida – solo 8 paesi avevano acconsentito a fornire equipaggiamenti, tanto da suscitare un secondo appello europeo – è ancora poco chiaro il numero effettivo dei partecipanti: Cecilia Malmstrom (commissario UE uscente per gli affari interni) ha parlato di 29 adesioni, il Direttore esecutivo dell’Agenzia Gil Arias di 26, il Ministro dell’Interno Alfano in un’informativa della Camera riferiva di appena 18 nazioni solidali alla causa.
Riguardo alle coperture finanziarie, è previsto un budget di 2,9 milioni al mese, stanziato dal Fondo Sicurezza Interna e dallo stesso Frontex. Per il 2015, Parlamento e Consiglio potrebbero approvare un aumento di bilancio ma difficilmente si arriverà ai 9,5 milioni mensili di Mare Nostrum, operazione di controllo tutta italiana, nata per scopi umanitari dopo la  tragedia dell’Ottobre 2013 in cui persero la vita 300 migranti. Mare Nostrum, di cui recentemente è stato dichiarato il termine: "era una missione a tempo, nata come misura di emergenza e conclusa quando l’Europa avesse fatto la propria parte" ha dichiarato il ministro degli interni Alfano. Non per questo verranno meno gli obblighi internazionali dell’Italia per la ricerca e il soccorso in mare, visto anche la scelta di non concentrarsi con Triton sul salvataggio delle persone – prima che migranti – in viaggio. “Questo implica – si legge in un comunicato ufficiale – che l’Italia dovrà continuare a sostenere sforzi notevoli con mezzi nazionali, coordinati con Frontex, per gestire la situazione”. Significative le puntualizzazioni della professoressa Amina Maneggia, docente dell’Università degli Studi di Perugia in Diritto internazionale: "Sono gli Stati membri ad essere responsabili circa le azioni da adottare nei confronti delle imbarcazioni rilevate, e quindi anche dell’adempimento (o violazione) degli obblighi internazionali sulla tutela dei diritti umani e dei rifugiati, nonché di ricerca e soccorso dei natanti in situazione di pericolo".

Analizzate le linee guida, più difficile è stabilire la reale efficacia di Frontex Plus, che – è bene ricordarlo – non ha né un mandato di respingimento né di soccorso. Sempre la Maneggia sostiene: "Nel controllo e rilevamento dei tentativi di attraversare le frontiere marittime Triton può essere valido: si tratta essenzialmente di un'operazione di pattugliamento e sorveglianza delle frontiere, raccolta e analisi dei dati sui movimenti migratori nel Mediterraneo centrale, di contrasto all'immigrazione illegale e al traffico di migranti. Di certo, Triton non sarà efficace in termini di salvataggio di vite umane, non rientrando tale compito nei termini del suo mandato. Riguardo al monitoraggio dei flussi, la riuscita dipenderà dagli sforzi ulteriori che gli Stati membri, a partire dall’Italia, saranno disposti a mettere in campo per la sorveglianza ed eventualmente il soccorso al di fuori dell’area operativa di Triton. La fine di Mare Nostrum da questo punto di vista segna una perdita, sia in termini di contributo all’efficacia di Triton nell’adempimento del suo mandato, sia in termini di integrazione del mandato, limitato appunto al controllo delle frontiere esterne dell’Unione Europea".

Difficile invece avventurarsi in un pronostico per la nostra regione. Molto più cauto – e credibile – fornire numeri sul fenomeno migratorio relativi al territorio: secondo dati ISTAT, aggiornati al 1° Gennaio 2013, gli stranieri presenti in Umbria erano 92.794, per un incidenza sulla popolazione del 10,47%. Una percentuale superiore alla media italiana ed europea che ci vede secondi solo a Lombardia ed Emilia Romagna. Importanti anche le risorse destinate all’immigrazione:  250.000 € nel 2013.
Giulio Sacco

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