martedì 15 ottobre 2013

#cutEUredtape: le nuove regole UK per l'Europa. Ma i diritti?

Business Taskforce al lavoro, con la presentazione del report #cutEUredtape (dal profilo Twitter Uk Prime Minister)























“Cut EU red tape”. Tagliare la burocrazia europea. È questo il titolo, ambizioso e diretto, del nuovo report commissionato da Downing Street e pubblicato, nuovo di zecca, oggi, martedì 15 ottobre. «Le imprese affrontano una sfida: producono ottimi beni, offrono servizi e beneficiano della possibilità di vendere in un mercato europeo di 500 milioni di consumatori. Ma spesso sono sovraccaricate da regole europee incomprensibili, problematiche e opprimenti. L’impatto è chiaro: pochi brevetti, vendite in calo, sempre meno prodotti e posti di lavoro. Senza contare che la regolamentazione produce le sue conseguenze più pesanti sulle piccole medie imprese, le più numerose».
Deregolamentazione di Tatcheriana memoria? Gli estensori del report respingono l’accusa e spiegano: «non siamo contrari alla regolazione di per sé, ma abbiamo bisogno di una regolazione che sia orientata alla crescita e all’innovazione». La taskforce messa insieme da David Cameron quindi ha consultato imprenditori in un lungo e in largo lungo il vecchio continente e ha  formulato una serie di raccomandazioni per riformare il metodo di governo europeo ed inglese, nonché quello delle stesse istituzioni europee. Si tratta anzitutto di superare cinque tipologie di barriere: alla competitività, ma anche all’avvio di nuove attività e all’assunzione di staff. Ci sono poi le barriere all’espansione del business e al commercio oltre i confini. E, infine, quelle all’innovazione.
Quali sono, allora, i punti all’ordine del giorno?
Tanti. Ad esempio diminuire i costi per i piccoli imprenditori nell’accesso al credito (costi altamente sproporzionati, se paragonati a quelli sostenuti dalle grandi realtà imprenditoriali), oppure lavorare per un vero mercato unico nel settore dell’e-commerce. Si pensi poi al problema del commercio on-line oltre frontiera: l’utente che usa una carta di credito o di debito si vede applicare una commissione, chiaro disincentivo all’acquisto oltre i confini nazionali.
E poi c’è il serio problema della “direttiva servizi”, nata per rimuovere le barriere nel mercato dei servizi, ma ancora non pienamente operativa, a causa dell’incompleto recepimento da parte di molti degli stati membri. Lacuna non di poco conto, se pensiamo che il settore dei servizi è fondamentale per la competitività, la crescita ed il lavoro
Se molte delle misure proposte dal report sembrano essere condivisibili, altre lo sono molto meno. Si pensi alla delicata materia dei diritti delle lavoratrici in maternità. La ricerca si scaglia contro la proposta del Parlamento europeo di inserire nella nuova direttiva in fieri una maggiore tutela per le donne in gravidanza, portando a 20 il numeroso di settimane con stipendio pieno. «Ciò sarebbe terribilmente costoso per le imprese inglesi ed europee», si legge nel paper.
Ma è anche il caso della direttiva che protegge i diritti dei lavoratori nel caso del trasferimento da una attività lavorativa all’altra della compagnia per cui lavorano, protezione che, stando al report, è troppo elevata, non permettendo l’armonizzazione del trattamento economico. Mal tollerate sono anche tutte le regolamentazioni – forse a volte troppo macchinose ma sacrosante – a protezione dell’ambiente o a tutela dei consumatori (si pensi ai prodotti alimentari).
Insomma, se alcune delle proposte sembrano condivisibili e poco connotate sul piano dell’ideologia economica di fondo, altre lo sono molto meno e rischiano di erodere quello che è insieme centro e caratteristica centrale del processo di integrazione europea: il rispetto dei diritti sociali.  

Leggi il Report.

Nessun commento:

Posta un commento