martedì 20 dicembre 2011

Almanya



Ebbene sì, ci ho preso gusto. Ci ho preso gusto a parlare dei (bei) film che mi è capitato di vedere in questi giorni. Dopo “Miracolo a Le Havre” è la volta di “Almanya, la mia famiglia va in Germania”. Bello, bellissimo. Genere: “migration movie”. Segni particolari: forte e ironico. Ma anche tenero.
Una famiglia, originaria di uno sperduto villaggio dell’Anatolia, decide di trasferirsi in Germania. A fare da apripista il padre, Hüseyin, protagonista principale della storia, che per primo decide di andare in Almanya a lavorare come operaio, chiedendo poi il ricongiungimento familiare. 
Lo spettatore rivive la sua storia, e quella di tutta la famiglia, grazie ad un lungo flashback: voce narrante, la nipote di Hüseyn, Canan, che racconta al piccolo (e ignaro, molto tedesco e poco turco) Cenk (oramai la terza generazione) la storia di famiglia. Tanti i temi trattati, con garbo e non senza ironia, da Yasemin e Nesrin Samdereli (rispettivamente alla regia e alla sceneggiatura), due sorelle tedesche di origine, ça va sans dire, turca!
C’è la questione della differente percezione delle origini da parte dei giovani della famiglia, nati in Germania e, di fatto, tedeschi. Ci sono i sentimenti contrastanti in merito all’acquisizione della cittadinanza del paese ospitante: Hüseyin – poco convinto e molto titubante – rispetto ad un pezzo di carta che sente estraneo da sè; la moglie che, invece, è al settimo cielo – quasi emozionata – nel divenire “ufficialmente” tedesca.
E, infine, c’è la volontà di Hüseyin di recuperare in parte quelle origini che non tollera siano ignote ad alcuni dei suoi familiari. Come? Con una vacanza in Turchia: una vacanza che sarà un viaggio indietro nel tempo per chi la patria l’aveva conosciuta, una scoperta invece per chi non ci era mai stato. Tutti insieme. Già perché in questa commedia c’è, eccome, la famiglia, grande, vera, a volte brontolona ma in fondo unitissima. E, come a chiudere un cerchio, Hüseyin muore proprio lì, accanto ai suoi cari e nel luogo da cui – tanti anni prima – si era staccato, andando in cerca di fortuna in Almanya.



Nessun commento:

Posta un commento