martedì 1 novembre 2011

7B


Emmanuel Dunand/AFP/Getty Images



7B. Questo acronimo – disegnato sulla torta offerta dai funzionari ONU per festeggiare e dove B sta per billion – ha accolto la nascita di una bambina nelle Filippine. La neonata è stata scelta dalle Nazioni Unite a rappresentare simbolicamente il ragguardevole traguardo dei sette miliardi di persone sulla terra. Ma la notizia non è quella che si sono ostinati a dare ieri i giornali italiani, e cioè la disputa tra chi fosse nata prima, se la piccola di Manila o un’altra bambina venuta al mondo nelle stesse ore in India. La notizia è che siamo 7 miliardi. Una cifra impegnativa, non c’è che dire. Il traguardo – atteso ormai da qualche giorno – è stato dunque raggiunto. E il lieto evento diviene l'occasione per fare il punto su uno dei temi più scottanti del pianeta, quello della crescita della popolazione.
Ma quanti siamo oggi rispetto a qualche decennio fa? Se siete curiosi di scoprire, ad esempio, in quanti erano sulla terra mentre voi emettevate il primo vagito, il sito del The Guardian mette a disposizione un apposito calcolatore e la risposta è a portata di clic. Una (simpatica) curiosità, che diventa lo spunto per una (seria) riflessione. Già perché quanto e dove nasciamo non è cosa da poco, ma influisce eccome su una serie di questioni più che mai centrali: cibo, istruzione, salute, inquinamento e sostenibilità.
Demografi di tutti i tempi si sono interrogati – oscillando tra interpretazioni ottimistiche e visioni catastrofiste – sulla relazione tra popolazione e risorse. Numerosi studiosi ci hanno parlato dell’esistenza di complessi legami tra popolazione, sviluppo e ambiente. Si tratta dunque di valutare l’impatto dell’uomo sul mondo che lo circonda, con tutto quel che ne deriva in termini di ricchezza, povertà, mortalità e morbilità.   
E allora proviamo ad interpretare il dato. Se il record sta a significare che l’aspettativa di vita globale è aumentata (in altre parole, si vive più a lungo), è altrettanto vero che le disparità sono ancora molto forti e non tutti hanno beneficiato di questo salto di qualità. «Un simile traguardo rappresenta una sfida, un’opportunità e ci chiama all’azione», spiega Babatunde Osotimehin, Executive Director presso il Fondo delle Nazioni Unite sulla popolazione (United Nations Population Fund, UNFPA), in occasione della presentazione del Report The State of World Population 2011
«Nei paesi in via di sviluppo ci sono ancora 215 milioni di donne in età fertile che non hanno accesso alla pianificazione familiare volontaria, mentre milioni di adolescenti non beneficiano di una corretta educazione sessuale che fornisca loro informazioni su come prevenire gravidanze indesiderate o malattie come l’Aids». E – è chiaro dal rapporto delle Nazioni Unite – il grande balzo in avanti potrà essere fatto solo abbattendo quegli ostacoli giuridici, economici e sociali che rendono ancora lontana la realizzazione della parità tra uomini e donne e investendo adeguatamente sulla popolazione, in particolare sui giovani.
Come lasciare il segno (positivo) in un mondo da 7 miliardi di persone? A rispondere ci prova 7 Billion Actions, innovativa campagna finanziata proprio dall’UNFPA e volta a produrre consapevolezza in merito alle opportunità e alle sfide di un mondo così popolato.  Come? Stimolando governi, organizzazioni non governative, settore privato, media, ma anche università e individui, a porre in essere azioni che abbiano un impatto socialmente positivo in settori quali, tra gli altri, povertà e disuguaglianza, condizione femminile e ambiente. Non solo informare – questo il motto dell’iniziativa – ma anche mobilitare persone, condividere idee e raccogliere proposte. 

Nessun commento:

Posta un commento