martedì 25 ottobre 2011

Secessione?




Terremoto politico in Inghilterra, dove il Primo ministro David Cameron deve fronteggiare – dalla scorsa notte – una delle più grandi “ribellioni parlamentari” sull’Europa mai sperimentate da un Premier conservatore. La notizia – finora trascurata dai principali giornali italiani – non è di poco conto.
Ma andiamo con ordine. Tra malesseri e malumori di matrice euroscettica, è di pochi giorni fa la proposta di indire un referendum popolare niente meno che sulla stessa permanenza del Regno Unito nell’Unione Europea. Di fronte a questa eventualità il governo ha optato per una posizione ufficiale, contraria alla realizzazione della consultazione popolare. 
Ieri notte Cameron ha vinto in Parlamento con una maggioranza di 372 voti. Ma il problema (tutto politico) è la sfida lanciatagli dai “ribelli” del suo stesso partito: 80 parlamentari tories, infatti, hanno votato contro la posizione ufficiale del governo e – ora – annunciano battaglia. Si apre, così, una ferita politica non facile da chiudere.
Il Regno Unito, si sa, non è mai stato un paese particolarmente acceso da entusiasmi “europeisti”.  Forte della rete rappresentata dal Commonwealth e della “Special Relationship” con i cugini d’oltreoceano, non ha mai investito molto sulla casa comune europea, da quando – nel lontano 1973 – vi entrò a far parte. E, a conferma di ciò, il paese non si è mai convinto di abbandonare la cara vecchia Sterlina in favore dell’Euro.
A partire dal “I want my money back” della sig.ra Thatcher relativo a questioni di budget (il Regno Unito – allora – finanziava la Politica agricola comune senza avvantaggiarsene più di tanto), numeorsi sono stati i momenti ben poco idilliaci nel rapporto tra la Gran Bretagna e Bruxelles, ma mai come ora la stessa membership inglese era stata così duramente osteggiata. Complici – senza dubbio – le incertezze e i ritardi dall’Ue nella gestione della attuale crisi economico-finanziaria. 

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